Non so se vi capita. Intendo, avvertire il desiderio di porre una opera alla quale si partecipa, sotto una protezione autorevole, e soprattutto amorevole. A me capita, lo devo ammettere. E pur non essendo particolarmente devoto, ho provato questo desiderio l’altro giorno.
Vorrei dunque umilmente porre una piccola opera che con altri ho iniziato, il blog altrascienza.it sotto la dolce e femminile protezione di Maria Vergine, una figura che nel cammino Darsi Pace sto imparando a vedere in una luce limpida e fresca. Una luce per me nuova e lontana diversi anni luce da un certo impolverato pietismo, ormai fuori tempo massimo.
La nostra anima, acconsentendo allo Spirito dell’Amore, diviene Maria, la vergine che proprio in quanto non conosce l’uomo nella sua vecchia struttura mortale, può accogliere il seme dell’Uomo-Dio che viene, come precisa sant’Ambrogio, che, parlando dell’anima, dice che quando inizia a convertirsi “viene chiamata Maria, riceve cioè il nome di colei che ha portato Cristo: è diventata un’anima che spiritualmente genera Cristo” (da uno scritto di Marco Guzzi, La vocazione di tutti)
Mi colpisce che proprio oggi 12 dicembre, si celebri la memoria della Beata Vergine di Guadalupe, che ha la caratteristica “singolare” di presentarsi con un mantello “trapuntato di stelle dorate”…
Leggo da wikipedia che “la disposizione delle stelle sul manto azzurro che copre la Vergine non sembra casuale ma rispecchierebbe l’area del cielo che era possibile vedere da Città del Messico durante il solstizio d’inverno Se ne accorsero per primi gli astronomi messicani dell’epoca…”
Per questo legame con la scienza (ed in particolare con lo studio degli astri) sempre saggiamente filtrata attraverso l’umanità della Sua persona, resa per ciò stesso una avventura propriamente umana e dunque sommamente interessante per noi tutti, mi piace particolarmente che il blog sia ufficialmente lanciato (per caso, a dire il vero) proprio il giorno della memoria della Vergine di Guadalupe.
Guardo, per la verità, anche a quel sapore di casa di cui parla Papa Francesco nell’omelia di oggi: quel sapore che ci è indispensabile, come fattore sempre da ritrovare, quando ci spingiamo a ragionare su cose lontane e complesse, quel sapore che conforta il cuore e ci permette di riprendere, sempre, un percorso di pace (non credo a caso, connotato dai tratti del femminile), quanto mai necessario per intessere relazioni concrete e fruttuose con le istanze più varie del pensiero scientifico.
Celebrare Maria è, in primo luogo, fare memoria della madre, fare memoria che non siamo né mai saremo un popolo orfano. Abbiamo una Madre! E dove è la madre c’è sempre presenza e sapore di casa. Dove è la madre, i fratelli potranno litigare ma sempre trionferà il senso dell’unità.
Volentieri metto questa minima opera sotto la Sua protezione amorevole.