Quinta ed ultima puntata. Dopo aver risalito la nostra “scala di meraviglia” fino alle stelle, ci lasciamo con qualche considerazione conclusiva, come un piccolo “piano di lavoro” perché quel che abbiamo visto e conosciuto insieme, ci serva per il nostro cammino, nel cosmo.
Così scrive la giovanissima Marika, ”In un punto sparso dell’universo ci siamo io e le mie possibilità: ogni mia molecola è unica, capiente di speranza e saggezza, voglio incamminarmi, fare un passo in avanti e trovare la mia luce. Vari stadi di conoscenza evoluta mi attendono e le stelle aspettano il mio arrivo.” Frasi di questo tipo aprono davvero la strada ad una nuova percezione del cosmo. Nuova ed antichissima, dove il punto di attrazione, la polarità dominante, non è più il muoversi minaccioso e misterioso di giganteschi blocchi di materia, lo scontro e l’esplosione di astri distanti, il furibondo consumarsi di galassie in uno scenario violento ed incomprensibile, ma è l’universo “amico” e morbido, che lascia spazio, si lascia finalmente capire, si lascia osservare, si svela dolcemente ad uno sguardo delicato, soave. “L’io è l’autocoscienza del cosmo, cioè tutta la realtà è fatta per l’uomo” ci diceva don Luigi Giussani già alcuni anni fa.
Arriviamo così agli ultimi passi, agli ultimi gradini di questa scala del fantastico che abbiamo rozzamente delineato in questi interventi. Arriviamo cioè a confrontarci con il tutto, con la stoffa ultima dell’Universo.
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