Quarta puntata. Percorrendo la nostra scala di quel mondo “fantastico” che è esattamente il reale, dopo aver parlato dei pianeti, ora possiamo e dobbiamo giungere fino lì, fino alle stelle. Per scoprire, in modo forse sorprendente, in quale misura dobbiamo proprio a loro quel che siamo, e come siamo…
Un’altra avventura è davvero ripartita in grande stile in questi anni, ed è quella della conoscenza delle stelle, questi oggetti celesti così peculiari (semplici a descriversi nel funzionamento di base e complicatissimi nei dettagli), e così ubiqui nell’Universo. “Dio mio è pieno di stelle!” esclama David Bowman nel capolavoro di Stanley Kubrik, “2001 Odissea nello Spazio” di fronte alla contemplazione della volta celeste. Ma già Dante stesso, molti secoli prima della cinematografia, ricorreva in fondo allo stesso “effetto” per narrare il suo ritorno al mondo naturale, dopo il suo viaggio ultraterreno nelle profondità dell’Inferno: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
L’oggetto “stella” pertanto non riguarda appena gli scienziati, ma tutti quegli uomini, presenti e completi, che cercano di trovarsi pronti alla sfida conoscitiva del nuovo millennio. Non fosse altro perché il dato di partenza, il banalissimo dato numerico, è che di stelle ce ne sono veramente tante. Le stime, ovviamente, non sono facili, e comportano una serie di assunzioni sullo sviluppo e la geometria dell’Universo, ma potremmo azzardare, con ragionevoli assunzioni, un numero dell’ordine di trentamila miliardi di miliardi. L’imponenza di questa cifra ci istruisce, già da sé stessa, sull’importanza del “fattore stella”.
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